La leggenda del Bisarilù

Tipica storia raccontata ai nipoti dalle nonne Gavardesi, la leggenda del Bisarilù ha origini molto antiche. Non vi è una versione scritta e quelle orali possono differire molto fra di loro, io oggi vi racconto la versione che mia nonna mi raccontava quando ero bambino e che tutte le volte mi lasciava a bocca aperta. Veniva solitamente raccontata nel dialetto del posto ma per ovvi motivi vi farò la traduzione chiedendovi in anticipo scusa se dovessi commettere degli errori.


La leggenda del Bisarilù

Tanto tempo fa viveva un re forte e possente, proprietario di terre ed enormi ricchezze. Era conosciuto da tutti quanti come un sovrano buono e giusto sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà; ma non fu sempre così. In passato era crudele e spietato, senza compassione e pietà, fino a quando conobbe Ildegarda. S’ innamorò e da allora decise di voltare pagina.

I suoi soldati lo abbandonarono perché non erano più disposti a seguire un re “debole”, o così credevano. Passarono gli anni e finalmente Ildegarda e Grimuald si sposarono, fecero costruire un enorme castello di come non se ne erano mai visti prima. Da questo matrimonio nacquero due figli: Umberto ed Ulfari. I due fratelli crebbero forti e sani fra liti e scherzi pesanti che talvolta vedevano l’intervento del padre ormai stanco ed anziano.
La morte della moglie segno nel profondo tutto quanto il regno, ma in particolar modo Grimuald che finì coll’ammalarsi. I migliori dottori provenienti da tutti gli angoli della terra cercarono di trovare una cura, ma sembrava non funzionare niente.
Ulfari, il figlio minore, camminando per le vie del castello sentì parlare un anziana saggia di una creatura leggendaria le cui piume, se conquistate con onore, potevano curare qualsiasi malanno. Stava parlando del Bisarilù un serpente enorme ricoperto da piume dorate. Saputa la notizia il padre decise subito di organizzare una spedizione ma sarebbero stati i figli i protagonisti di questa missione, infatti promise a chi dei due fratelli portava per primo le piume dorate, avrebbe ereditato il comando del regno con la clausola di mantenere anche l’altro fratello nella casa reale.
I due si prepararono e partirono alla ricerca nei boschi vicino al feudo nell’attuale provincia di Siena (nell’area di San Gimignano). dopo mesi di ricerche insoddisfatti e delusi decisero di separarsi così da poter coprire più terreno.
Dopo giorni di cammino nella fitta foresta il fratello minore si imbatté finalmente nella creatura, la quale vedendo la nobiltà d’animo ed il buon cuore dell’uomo di fronte donò spontaneamente le sue piume. Contento di poter curare il padre si mise in marcia per tornare al castello, ma a metà strada incontrò il fratello ricolmo di invidia ed odio, il quale dopo uno scontro lo uccise nonostante avesse rinunciato a diventare il futuro regnante. lo seppellì in fretta e furia e tornò fiero al castello.

Grimuald finalmente guarì, ma non vedendo tornare il figlio minore si preoccupò. A nulla è servito chiedere a Umberto se sapeva dove era Ulfari. Il tempo passa ed il re decide che è il momento di cercarlo ed organizza una spedizione.
Nel frattempo nello stesso bosco dove era sepolto il principe, un pastore cercava dei bastoni per costruire un flauto, quando gli cadde l’occhio su un “ramo” bianco, duro e molto resistente; decise di prenderlo e portarlo del suo laboratorio.
Dopo tante ore di duro lavoro era il momento di provare a suonare, ma si accorse che c’era qualcosa di strano. Infatti al posto delle note uscivano parole.

Impaurito e credendo di essere vittima di qualche sortilegio lo portò al Re il quale gli chiese cortesemente di suonare lo strumento per sentire cosa diceva.
Suona il pastore
Tremante inizia a suonare e si ode una triste melodia:

♪”Caro pastore che in bocca mi tieni, mi hanno ucciso in un bosco di Siena; mi hanno ucciso per quale pena? per la penna del Bisarilù!”♪

Il re sentendo che quella voce gli era famigliare chiese al pastore di prestargli lo strumento e cominciò a suonare.
Suona il Sovrano
♪”Caro Padre che in bocca mi tieni, mi hanno ucciso in un bosco di Siena; mi hanno ucciso per quale pena? per la penna del Bisarilù!”♪

Scoppiando in lacrime capì che quello era l’osso del figlio e fece convocare immediatamente Umberto chiedendogli se non sapeva nulla. Alle continue frottole di quest’ultimo non credeva più nessuno ormai e si decise che anche lui avrebbe suonato il piffero.
Suona Umberto
♪”Caro Fratello che in bocca mi tieni, mi hai ucciso in un bosco di Siena; mi hai ucciso per quale pena? per la penna del Bisarilù!”♪

Dopo aver sentito tali parole il sovrano non ci vide più dal dolore e fece rinchiudere nelle segrete Umberto a vita. Come ringraziamento il pastore venne nominato cavaliere ed il suo primogenito come Proprietario di tutte le terre ed i titoli nobiliari del castello. Si racconta che per ringraziare la creatura che salvò la vita al Re a discapito di quella del figlio, Grimuald si mise in viaggio per cercare il Bisarilù e rendergli grazie con doni e riverenze, in speranza di poter riportare in vita il figlio deceduto. Purtroppo tutto ciò andava ben oltre ai poteri della creatura, ma per ricompensare la sua bontà d’animo essa gli offrì la piuma dorata dell’immortalità. La leggenda vuole che il re sia ancora vivo e cammini tutt’oggi fra di noi piangendo la morte dell’amato figlio.


Vi ringraziamo di aver letto ed ascoltato questa storia che per un attimo mi ha fatto ritornare all’età di 8 anni. Spero che anche a voi sia piaciuta e vi invito a commentare l’articolo, sia per confermare il gradimento di questo racconto sia per esprimere critiche costruttive su incertezze o pezzi che avete trovato poco gradevoli o scorrevoli.
RingraziandoVi ancora una volta vi auguro una buona continuazione.

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