In confronto a quella odierna, la medicina Medioevale era molto arretrata. In particolar modo se consideriamo il fatto che durante le fasi iniziali di quest’epoca vennero perse molte conoscenze in questo campo. Vi erano diverse scuole di pensiero la prima fra tutte ( che sarà quella che preverrà sulle altre nel tempo) è quella di Ippocrate e Galeno. Seguita da quella religiosa, secondo cui malattie e traumi erano conseguenze dei comportamenti adoperati in vita.
E quella esoterica per la quale il discorso è molto più complicato perché si consideravano forze magiche derivanti da erbe, pianeti e persone.
Ippocrate e Galeno nella medicina Medioevale
Ippocrate e Galeno erano grandi medici dell’impero Romano, entrambi di origine greca e separati da circa quattro secoli furono i pilastri portanti della medicina Medioevale. In particolar modo il secondo che amplio gli studi del primo dissezionando cadaveri di animali e persone. Come risultato dei suoi studi si ebbe: La teoria Umorale.
Teoria Umorale
Questa ipotesi consisteva nel considerare il corpo umano costituito da quattro umori i quali dovevano essere in armonia per non avere malattie. Una sovrabbondanza o mancanza di un umore poteva causare delle patologie.
Più precisamente gli umori erano: Bile gialla, Bile nera, Flegma e sangue associati rispettivamente a: Fegato, Milza, Testa e Cuore.
Dottori e Physicus
Nel medioevo era molto frequente ammalarsi o contrarre infezioni, tuttavia non sempre vi era a disposizione una persona che avesse studiato medicina. Per ovviare a questo problema si diffuse la figura del dottore: al contrario di ciò che si pensa il dottore era una figura con una buona manualità ma poca conoscenza del corpo umano. Infatti era specializzato nei piccoli interventi come ad esempio: Praticare un salasso, rimuovere denti o disinfettare ferite.
Erano dottori figure come i barbieri, le ostetriche e donne con un alta conoscenza delle erbe. Vi potrà sembrare strano, ma anche le donne potevano esercitare questa professione.
Il Physicus ,al contrario, era una persona che aveva studiato medicina e quindi considerata colta. I suoi compiti erano innumerevoli fra cui ricordiamo: fare interventi chirurgici, parti cesarei (da tentare solo quando la madre moriva), prescrizione di erbe e spezie e creazione di pomate, pozioni ed unguenti.
Pozioni ed intrugli della medicina Medioevale
Come detto in precedenza uno dei compiti del Physicus è quello di preparare pozioni e medicine in grado (o così almeno si credeva) di guarire il malanno o il trauma.
Venivano così creati dei rudimentali farmaci a base vegetale o animale per cercare di portare benefici al paziente. Erano fabbricati partendo sempre dalla teoria degli umori, per cui una persona ,che ad esempio era troppo calda e umida, aveva un abbondanza di sangue e doveva assolutamente rimuovere l’eccesso per tornare all’equilibrio.
Venivano anche utilizzate piante, o parti di esse, che assomigliavano esteticamente alla parte malata ad esempio: la polmonaria per le malattie respiratorie, i fiori del dente di leone per curare l’itterizia (vista la somiglianza del colore). Le mele e la verbena erano panacee considerate buone per ogni tipo di malanno, da qui deriva il detto: “Una mela al giorno toglie il medico di torno”.
La Medicina Medioevale durante la peste nera
Nonostante già durante i periodi “normali” la medicina non riusciva ad aiutare tutti i malati, durante la peste si vedette un tracollo di questa branca della scienza. I medici, non avendo i microscopi, credevano che era causa dall’aria e non riuscivano a trovare una cura funzionante.
Fra i rimedi più diffusi vi erano degli impasti costituiti da resina di gomma, radici di giglio bianco ed escrementi umani essiccati distillati; al posto di quest’ultimi poteva essere aggiunto del grasso di maiale. Altri credevano che incidendosi i bubboni con dei ferri si potesse risolvere il problema. L’ideatore del primo rimedio fu l’italiano Gentile da Foligno purtroppo deceduto a causa della malattia, mentre il secondo fu ideato da Guy de Chauliac che dopo sei settimane di dolori strazianti riuscì a sopravvivere.
Le basi dell’odierna medicina
Seppure la maggior parte dei rimedi di questo periodo non funzionava, dobbiamo considerare il fatto che non avevano a disposizione i nostri strumenti quali microscopi e attrezzature di laboratorio. Tuttavia non tutto era sbagliato infatti alcune delle medicine utilizzate nel medioevo sono la base dei principi attivi dei nostri medicinali. L’esempio più eclatante è l’acido acetil-salicilico ottenuto un tempo facendo ridurre il decotto fatto con corteccia di salice piangente.
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